Visita neurochirurgica: tutto quello che c’è da sapere

La neurochirurgia è quella branca della medicina che si occupa dei problemi e delle patologie del sistema nervoso centrale e periferico, dall’ernia del disco all’ictus, passando per malformazioni venose, epilessia refrattaria e altro ancora.

In presenza di sintomi specifici quali perdita di sensibilità agli arti, problemi di equilibrio e forti cefalee, il medico di base potrà indirizzare il paziente verso un medico specializzato in questo settore al fine di ottenere una diagnosi certa e una terapia idonea al caso. Per trovare la migliore assistenza, è fondamentale rivolgersi a ospedali e centri specializzati come l’IRCCS Ospedale Galeazzi-Sant’Ambrogio, centro di eccellenza per la neurochirurgia.

In questo articolo andremo a scoprire tutto quello che c’è da sapere sulla visita neurochirurgia.

Perché sottoporsi a una visita neurochirurgia

Come anticipato, la neurochirurgia si occupa di tutte quelle complesse patologie che coinvolgono il sistema nervoso, sia centrale sia periferico. La prima visita neurochirurgica serve dunque a ottenere una diagnosi preliminare e a stabilire i passi successivi da seguire per giungere a una diagnosi definitiva e a una terapia quanto più possibile mirata ed efficace.

In genere, il medico curante indirizza il proprio paziente verso un neurochirurgo quando il quadro sintomatico fa temere la presenza di problemi a carico del sistema nervoso. I campanelli d’allarme possono essere piuttosto vari e tra i principali rientrano:

  • mal di testa forti e duraturi;
  • problemi di equilibrio;
  • debolezza o perdita di sensibilità agli arti;
  • problemi di coordinazione;
  • vertigini;
  • svenimenti;
  • convulsioni;
  • cambiamenti nella vista;
  • difficoltà di parola e comprensione.

A questi possono essere aggiunti dolori persistenti alla schiena e al collo, nonché i sintomi riconducibili a un trauma cranico.

Cosa succede durante la prima visita di neurochirurgia

La visita non è dissimile da quella con qualsiasi altro specialista e si suddivide, come sempre, in due fasi: l’anamnesi (raccolta della storia clinica e sintomi) e l’esame obiettivo (raccolta e valutazione dei segni fisici del paziente).

Durante la fase di anamnesi, il medico parla con il paziente e cerca di ricavare quante più informazioni possibili circa i sintomi, il quadro clinico individuale e familiare, la presenza di patologie già note e via dicendo. Superata questa prima parte della visita, ci si focalizza sulla valutazione delle funzioni neurologiche. Durante questa seconda fase, il medico testerà riflessi, forza muscolare e sensibilità del paziente.

Al termine di questa prima visita, effettuerà una diagnosi preliminare e, se lo riterrà opportuno, prescriverà esami clinici e diagnostici utili per approfondire eventuali problematiche e individuare la causa dei sintomi. Tra gli esami che potrebbero essere prescritti rientrano elettroencefalogramma, radiografie, TC (TAC) e RMN (RM).

I trattamenti

Una volta giunto a una diagnosi definitiva, il neurochirurgo deciderà a quale tipo di trattamento o terapia sottoporre il paziente. Questa scelta dipenderà naturalmente dalla patologia o dal problema riscontrato e potrà consistere in un intervento chirurgico e nella prescrizione di farmaci specifici.

Tra le patologie di competenza del neurochirurgo rientrano, a titolo d’esempio, le lesioni spinali, la compressione del midollo spinale, l’ictus, le malformazioni venose, gli aneurismi cerebrali, le ernie del disco e l’epilessia refrattaria.

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